mercoledì 28 novembre 2012

Addome piatto? Allena la cintura!


Il corpo umano é composto da tanti muscoli che lavorano sempre in sinergia tra loro, contraendosi da una parte e rilassandosi da un'altra. Se pieghiamo ad esempio il braccio per flettere il bicipite, ciò é possibile poiché contemporaneamente all'accorciamento del bicipite il muscolo opposto, il tricipite, si allunga. Idem su tutto il corpo. Ora se noi focalizziamo tutti i nostri sforzi ed i nostri allenamenti solo sui retti addominali, otterremo l'azione opposta. Il corpo per bilanciare l'eccessiva contrazione dei retti addominali che rischierebbe di farci camminare curvi, attiva dei meccanismi di decontrazione in modo tale che il busto rimanga dritto. Quindi in un certo senso più sviluppiamo i retti addominali più l'addome sarà sporgente! Bella fregatura direte voi. Esatto bella fregatura e provocata con le nostre mani.

Qualche decennio fa quando il mondo del fitness non esisteva, nelle poche palestre che c'erano non si diceva "allenare gli addominali" ma si usava una espressione meno tecnica ma molto appropriata: "allenare i muscoli della cintura".

I muscoli della cintura non sono altro che tutti i muscoli che vi avvolgono, appunto come una cintura, da davanti a dietro. Essi comprendono tanto per citare i nomi, i retti addominali, gli obliqui, il traverso, i lombari.

Se alleniamo insieme tutti questi muscoli otterremo finalmente un addome piatto e se vorremo vedere poi i famosi cubetti, non basterà far altro che una dieta appropriata e un po' di aerobica.

Vediamo ora nel pratico cosa fare. 
Lasciate perdere le decine di crunches, crunches inversi, crunches con la gamba accavallata, crunches alla palla svizzera, sollevamenti delle gambe. Questi esercizi lavorano sempre e solo i retti addominali, dovete fare altri esercizi, L'allenamento dovrà essere vario e comprendere un esercizio per ognuno dei muscoli della cintura.

Retti addominali/Obliqui: 
Eseguite i sit ups con torsione con le gambe piegate. Non appena inizia la salita del busto, tramite le braccia che saranno poste dietro la testa, incominciate a ruotare il busto per arrivare a toccare alternativamente con un gomito in mezzo alle gambe. Eseguite due serie da 20 ripetizioni ognuna. Quando sarete in grado di eseguirne un numero maggiore tenete dietro la nuca un disco da 2 kg o più.

addominali obliquiObliqui: 
eseguite i side bend o flessioni laterali con manubrio. In piedi impugnate un manubrio e flettete il busto dallo stesso lato del manubrio senza piegarvi né dietro ne avanti. Curate la respirazione: inspirate quando vi abbassate ed espirate con forza quando salite. Durante la salita se l'espirazione é fatta correttamente avvertirete distintamente contrarsi e appiattirsi la parete addominale. Il peso del manubrio dovrà consentirvi di eseguire 15 ripetizioni. Non appena riuscite a superarle passate ad un manubrio di peso maggiore.

Traverso: 
questo muscolo largo e piatto contiene tutti gli organi interni. Rinforzarlo non solo conferisce piattezza all'addome ma migliora la digestione e le funzioni intestinali nonché l'attività cardiaca. Dopo aver saputo della sua importanza, lo volete forse tralasciare? Allenatelo con il vacuum, un esercizio derivato dallo yoga. In piedi o seduti espirate completamente l'aria dai polmoni poi, a bocca chiusa mimate una profonda inspirazione. Avvertirete un effetto di sotto vuoto (vacum vuol dire appunto sotto vuoto) che vi farà rientrare l'addome all'altezza dello stomaco e la gola all'altezza della fossetta del giugulo. Tenete questa posizione 5 secondi, inspirate profondamente a bocca aperta e ripetete la procedura per dieci volte. Con la pratica arrivate a tenere lo stato di sottovuoto fino a dieci secondi.

Lombari: 
sollevamenti del busto o iperestensioni da eseguire all'apposita panca. Anche qui come nei side bend durante la risalita espirate con forza e avvertirete l'appiattimento dell'addome. Quando sarete in grado di compiere agevolmente venti ripetizioni, abbracciate al petto un disco da 2 kg o più.

Sit ups con torsione alternata- 2 x 20
Side bend con manubrio- 2 x 15
Vacuum- 10 volte
Iperestensioni- 2 x 20
  
In tutto sono quattro esercizi che non vi prenderanno più tempo dei soliti crunches nelle varie versioni, ma vi renderanno i muscoli della cintura forti e compatti e potrete finalmente dire: Marsupio? No grazie!

giovedì 22 novembre 2012

SOS: non mangio ma non dimagrisco!

Oggi voglio parlare dell’alimentazione legata a un percorso di dimagrimento

Capita avvolte di chiedersi come mai, digiunando o mangiando poco e niente, si perdono muscoli ma poco grasso corporeo. Questo problema è abbastanza comune ed ora provo a dare una risposta in modo semplice e diretto.

Il motivo per cui, chi si costringe al digiuno o quasi, si ritrova a perdere massa magra, mentre la massa grassa rimane lì al suo posto, è in realtà piuttosto semplice.
Ogni volta che privi il tuo corpo del nutrimento di cui ha bisogno, nell’organismo scatta un allarme che dice:
“Ehi!! Qua non c’è nutrimento, teniamoci stretti i grassi e andiamo a mangiare muscolo, così ne abbiamo meno da mantenere e ci serve ancor meno nutrimento per sopravvivere!!!”
E’ una sorta di autodifesa che abbiamo ereditato dai nostri avi, i quali passavano i famosi mesi di carestia in cui il cibo era davvero scarso.

Andando a prendere il nutrimento dalla massa magra, il nostro corpo ottiene il doppio vantaggio di “nutrirsi” e consumare muscolo che quindi non dovrà più mantenere!
Mentre si tiene stretto il grasso superfluo come estrema riserva!
Ovviamente non è questo il nostro obiettivo!
Con un’ alimentazione risicata, scatta questo allarme che, oltre a essere un buon sistema autodistruttivo,  provocata una serie di disagi non indifferenti e alla lunga, molto gravi!
Il modo in cui dovrai affrontare un percorso di dimagrimento prevederà:
  • Alimentazione equilibrata, con un’attenzione alla qualità di ciò che si mangia, piuttosto che alla quantità.
  • Allenamento costante e mirato.
Stop! Nient’altro!

mercoledì 21 novembre 2012

Allenamento blando-brucia grassi VS allenamento High Intensity

La “teoria” dell’allenamento blando e protratto nel tempo ha dei grossi limiti, sopratutto se ci alleniamo solamente in questo modo per un periodo (intesto come settimane e mesi) eccessivamente lungo.

Come faccio a sapere se è ora di dare una svolta al mio allenamento?

Dipende dal sovrappeso e dal livello di allenamento. Se avessi una decina di kg da perdere e avessi bene o male sempre svolto un’attività fisica, allora questo periodo potrà essere inferiore a un mese. Al contrario, se avessi un grave sovrappeso e non ti fossi mai mosso, questo periodo potrà protrarsi fino a più mesi.

Come funziona l’allenamento più breve ma tremendamente efficace?

L'allenamento che ti consentirà di dimagrire di più allenandoti per meno tempo è semplicissimo. Si tratta dell’Interval Training. Riassumendo, l’ IT altro non è che un allenamento di intensità variabile intervallato.
Per farti capire meglio, dopo un adeguato riscaldamento, ti dovrai allenare un tot di minuti ad intensità più elevata a cui seguiranno un tot di minuti a ritmo blando. Il numero di minuti e di intervalli dipenderà dalla condizione fisica fino ad arrivare all’HIIT (allenamento intervallato ad alta intesità). Il tempo necessario per portare a termine un allenamento del genere è di circa 20 minuti.

Ma se questo allenamento è più breve e non è il più adatto per bruciare i grassi, perché dovrebbe far dimagrire di più?

Quando ci si allena a ritmo blando, entro in famoso range di pulsazioni cardiache (60% – 75% della frequenza massima) è vero che il corpo sfrutta una maggiore quantità di grasso, ma è amche vero che il corpo si abitua facilmente a questo tipo di allenamento e quindi presto tenderà a rallentare tutti i processi vitali (metabolismo.)
Come conseguenza, il corpo “smetterà” di rilasciare il grasso, o meglio appena ne avrà a disposizione dall’alimentazione, tenderà a metterlo nelle riserve (pancia, fianchi, sedere, cosce etc…) in maniera maggiore rispetto al normale. Se alleni il corpo a bruciare grasso, l’organismo reagirà cercando di avere sempre a disposizione importanti riserve di grasso! Al contrario, allenandosi con l’IT e HIIT, brucerai meno grasso durante l’allenamento, ma innalzerai il metabolismo. Quindi, il corpo non avendo più necessità di grosse riserve di grasso, lo rilascerà più facilmente, facendoti dimagrire meglio e di più.
Ovviamente, questo tipo di allenamento deve coincidere con un’alimentazione adeguata e un allenamento di tonificazione generale che permette un ulteriore innalzamento del metabolismo. 

In qualsiasi caso, è consigliabile allenarsi almeno una volta alla settimana con un allenamento aerobico classico (i solito 40-45 minuti a ritmo blando).


Analizziamo l' High Intensity Interval Training (HIIT)

Si tratta di allenarsi con un ritmo molto alto (quasi alla “morte” per intenderci ) ma di durata molto inferiore, anche meno della metà!

Per esempio ci si può allenare sul tapis facendo 4 cicli da 4 livelli di intensità diversi: 8 km/h, 11 Km/h, 13 Km/h e 15 km/h, rispettivamente di un minuto per un totale di 16 minuti, preceduti da 3 minuti di riscaldamento e 3 di defaticamento. In precedenza, si possono allenare gli addominali, i pettorali, i tricipiti e i quadricipiti.
Questo tipo di Allenamento H.I.I.T. consuma all’incirca lo stesso numero di calorie di un Allenamento Aerobico di 40 minuti a “ritmo” brucia grassi.

A favore dell’allenamento H.I.I.T. c’ è anche il fatto che il condizionamento del corpo che provoca un allenamento simile, permette di bruciare grassi nelle ore successive alla seduta, quindi…

Meglio l’Allenamento H.I.I.T. o l’Allenamento Aerobico per Dimagrire?

Avendo sperimentato con successo entrambe, posso dirti che sono efficaci, ma per i seguenti motivi, preferisco l’allenamento H.I.I.T.:
  • Più breve.
  • I cambi di ritmo rendono il tutto meno noioso.
  • Porta benefici adatti a chi, come me, pratica uno sport misto (aerobico e anaerobico.)
  • Incrementa la capacità cardiovascolare.
  • L’ H.I.I.T. è molto più stimolante.
Di contro:
  • Se fatto come si deve è massacrante.
  • Difficoltà superiore, richiede una condizione fisica medio-buona.
Quindi, per me l’ H.I.I.T. è sicuramente migliore, ma se si è in una situazione di sovrappeso abbondante e non ci si allena con regolarità, meglio iniziare con un normale Allenamento Aerobico.




mercoledì 14 novembre 2012

Il mito della pasta che fa ingrassare

Ecco qui un nuovo capitolo di questa serie di consigli sani che vi do!
Oggi vi parlo della cara pasta. 
Ma come, noi italiane vogliamo privarci della pasta? Perchè? Perchè dicono che faccia ingrassare
Ma per favore! Ma chi l'ha detto??

Per quel che posso immaginare, si pensa che la pasta faccia ingrassare perchè essendo un carboidrato allora se non viene smaltito si trasforma in grasso, o giù di lì.
Ma in base a quale principio il riso non subisce questo medesimo destino, visto che anch'esso è un carboidrato, e che alla fine si tratta di una sola decina di calorie in meno?


♦ "Il riso è più facile da digerire". Può essere. Non lo so. Sinceramente il mio stomaco smaltisce quasi tutto senza problemi, idem il mio intestino (non entriamo qui nel dettaglio di lattosio e frittura). In ogni caso è anche vero che si dice che il riso sia astringente (= meno cacca). Ripeto: il mio organismo non si perde in dettagli futili come questi.
Forse è il bianco candido del riso che ispira leggerezza. Mmm, una conclusione poetica!
Quindi... Ok, la faccenda del riso leggiadro e la pasta chiummusa non tiene. (non tiene la cottura? ahahahaha. no battuta pietosa -.-')


♦ "La pasta a cena non si mangia perchè fa ingrassare". C'è puzza di bufala.
La pasta mangiata a cena non fa ingrassare. Garantito (questo ve lo posso provare perchè il mio organismo è piuttosto sensibile a questo genere di organizzazione pranzo-cena). Piuttosto si può dire che "E' uno 'spreco' mangiare pasta/riso a cena perchè essendo carboidrati è inutile ingerirli la sera se poi si va a dormire". Ok, ci sta. Infatti non mangio quasi mai pasta/riso a cena. Se capita pazienza, si dovrebbe fare lo stesso discorso per la pizza allora, ma non muore nessuno e non ingrassa nessuno.

In ogni caso:


♦ Tutto sta nelle quantità. Se vi sbacantate un piattone di 100gr. di pasta/riso a cena di certo non dimagrirete mai, nè farà bene al vostro organismo, a meno che non siate delle sportive, allora è un discorso a parte. Di solito se si deve mangiare solo pasta/riso come piatto unico se ne fanno 70-80gr. Nelle diete si impongono 60 gr, oppure sempre 60gr se poi c'è un condimento sostanzioso o dopo si mangia altro.


♦ A cena può andar bene, sempre senza esagerare.


♦ Consiglio: scegliete cibi integrali. Quelli bianchi sono raffinati, super-lavorati, perdono tantissime componenti nutritive durante i processi di lavorazione e incidono molto sull'insorgere del diabete (no, mica adesso, ma più avanti sì) perchè contengono carboidrati semplici (avete presente la suddivisione dei carboidrati in monosaccaridi, disaccaridi e polisaccaridi? Ecco, sto parlando di questo), mentre i cibi integrali contengono più fibre, più componenti nutritive, fanno bene, e sono due miliardi di volte più gustosi.
Un anno fa mi era capitato di mangiare della pasta bianca dopo essermi appena abituata a quella integrale. Mi sembrava di masticare acqua. No, davvero, non sapeva di nulla. Quella integrale invece ha un non so cosa di saporito che... Mmmm! Per non parlare del riso integrale, che sì, è una rottura di palle quando è da cuocere, ma ne vale la pena!


♦ Ah, importante! : quando cucinate pasta/riso avete presente che l'acqua diventa biancastra? Quello è l'amido. Una volta scolato quello si sono perse circa la metà delle calorie riportate sul pacco. Ecco come 60gr. di riso bianco hanno 60kcal, ecc. (siete scettiche? Anch'io lo ero finchè non l'ho chiesto a mia madre che ha confermato! - ricordo che mia madre è medico.)

Tutto chiaro? Riuscirete a mangiare pasta più tranquillamente? Ne vale la pena! E poi si possono cucinare in 2 miliardi di modi!! Personalmente mi chiedo come ho fatto a vivere per mesi senza pasta!



Tratto dal blog di Sonnen Blume

Come non incappare nelle abbuffate

Scrivere questo post non è semplice. Ognuna di noi si abbuffa per svariati motivi, ma direi che potrei racchiuderli all'incirca in due campi.
1) Abbuffata da restrizione
2) Abbuffata "sentimentale"

Quando c'è l'abbuffata da restrizione, cosa scatta? Bè, magari abbiamo passato un lungo periodo senza un determinato cibo, o a digiuno per un pezzo... Semplicemente il nostro corpo e la nostra mente non ce la fanno più.
Avete presente tutto quel discorso di psicanalisi di Freud, quando spiega che l'Es rappresenta le nostre pulsioni represse, e che con la nevrosi vengono fuori? 
Ecco, noi siamo più o meno così. Noi ci priviamo di miliardi di cose, ci imponiamo diete ferre (niente dolci, niente olio, niente pasta, niente carne, niente formaggi, niente pane, niente pizza, ecc) e poi... Bè, pensateci, cos'è la prima cosa che cercate nell'abbuffata? Dolci, pane, biscotti, cereali, pizza, roba del McDonalds (per chi se ne priva), Nutella, gelato, ecc. Tutte cose di cui non vogliamo nemmeno sentir parlare, e che reprimiamo, ma appena non se ne può più di tutto questo controllo ossessivo, si scoppia, è inevitabile.
Invece, come già detto più volte, basta concedersi tutto, ma con moderazione.

Nel caso di abbuffata "sentimentale", come l'ho soprannominata io in questo momento, si tratta di un'abbuffata scaturita da un sentimento (tipo stress, tristezza, rabbia, ma anche felicità). 
Quante volte vi sarà capitato? Siete incazzate nere e colpite la dispensa della cucina, o arraffate roba al supermercato. Siete tristi e il primo pensiero diventa un'abbuffata per scaricarvi.
O anche, siete felici e cominciate a mangiare, "sono così allegra che non mi importa", ma poi il senso di colpa vi travolge.
Su queste cose lo ammetto, non so cosa dire, perchè sono la prima che si lascia travolgere dalle emozioni, che il più delle volte non sa come gestirle.
Posso dire che di "abbuffate di stress" o "di rabbia" ne avrò fatte centinaia. Ma poi cosa ne rimane? Nessun vuoto viene colmato, la rabbia non passa, la tristezza peggiora (a causa della consapevolezza dell'atto appena commesso), e allora cosa ne rimane?
Forse può aiutarci questo pensiero.
Cosa mi rimane dopo? Cosa ne guadagno da questo? Come mi sento dopo?

Senz'altro, la soluzione al primo tipo di abbuffata è cercare di equilibrare l'alimentazione, non affamarsi, non eliminare cibi, ecc.
Per il secondo tipo è meglio parlare con uno psicologo. Ve lo posso dire per esperienza, è molto utile, si imparano tante cose di sè e sono soldi più ben spesi rispetto a quelli del cibo buttato nel cesso / o in farmaci.




Tratto dal blog di Sonnen Blume

sabato 10 novembre 2012

Come motivarsi per dimagrire



Effettivamente quello della motivazione è davvero uno degli ostacoli principali in cui incappa chi inizia a seguire una dieta.

E allora ecco qualcosa di utile per voi!

COME RICONOSCERE UNA BUONA MOTIVAZIONE
La motivazione giusta ha varie caratteristiche:

♦ innanzitutto è PERSONALE, ciò che motiva tantissimo un’altra persona può non avere nessun peso su di te
♦ non è razionale: ovvero tu puoi RAZIONALMENTE sapere di avere tanti buoni motivi per dimagrire ma poi non SENTIRE la spinta ad agire, che è soprattuto emotiva e non razionale
♦ è continua, nel senso che non basta motivarsi un giorno, è una cosa che va fatta ogni giorno
♦ va distinta dal desiderio, magari io “desidero” dimagrire ma non sono motivata a farlo
♦ è verificabile: una motivazione funziona solo se alla fine AGISCI, altrimenti, per quanto possa essere ragionevole o bella… non è una motivazione
♦ infine la MOTIVAZIONE è legata a emozioni FORTI, sono quelle che ti fanno agire, non necessariamente positive.

Spesso abbiamo bisogno di “risvegliarci” da un torpore emotivo in cui siamo e darci una nuova spinta e la gran parte delle volte è molto difficile farlo da soli! Per fortuna ci sono oggi dei professionisti come i coach che fanno proprio questo: aiutano le persone a ricaricarsi e a trovare per ciascuno le PROPRIE personali motivazioni che funzionano.

Ritrovare la motivazione


♦ Concentrati sui sotto-obiettivi

In primo luogo, qualsiasi sia il tuo obiettivo in termini di benessere fisico, impara a concentrarti sui piccoli miglioramenti piuttosto che rimanere focalizzato esclusivamente sull'obiettivo finale. Se per raggiungere un determinato peso forma o una prestazione necessiti di mesi di allenamento sarà facile perdere la motivazione. Tuttavia, fissare degli obiettivi intermedi ti aiuterà a mantenere alta la tua motivazione e ti darà la possibilità di celebrare i tuoi risultati

♦ Misura e riconosci i tuoi progressi

Tenere nota dei propri allenamenti e dei propri risultati in termini di tempi, peso, costanza e sensazioni, è un buon metodo per essere costantemente a conoscenza di quanto abbiamo fatto e di quanto dobbiamo ancora fare. A seconda della propria predisposizione si può usare un diariooppure uno dei molti servizi gratuiti online (il mio preferito è http://dailyburn.com/) per tenere nota dei propri miglioramenti. Oltre a misurare è importante riconoscere i propri progressi, ovvero prendersi del tempo per “toccare con mano” il percorso fatto e rivedere quello che ci rimane da fare. Inoltre, per mantenere alta la motivazione, è utile fermarsi a constatare i cambiamenti positivi che si possono registrare. Per esempio, se l'obiettivo è perdere peso, fermarsi a gustarsi i pantaloni che stanno larghi o il buco della cintura in meno può regalarsi una rinnovata energia per continuare verso il nostro obiettivo.

♦ Premiati

Celebrare i propri risultati facendosi un regalo (un nuovo paio di scarpe, pantaloni, oppure un massaggio, una sauna, ...) o regalandosi una giornata diversa può essere molto importante. Premiarsi significa volersi bene e ribadire che la ricerca del benessere fisico è prima di tutto per noi. Inoltre, i premi e le celebrazioni aiutano a rompere la routine e allontanare la monotonia,, che rappresenta uno dei principali nemici della motivazione.

♦ No al bianco e nero

Avete solo mezzora e non andate a correre perché secondo il programma dovreste fare un'ora oppure vi colpevolizzate perché invece di 3 serie di addominali ne avete fatte 2? Se la risposta è sì, siete affetti dalla visione in bianco e nero. Quando siamo focalizzati su un obiettivo il rischio è quello di adottare una visione del tipo o tutto o niente. L'adozione di questa attitudine può rappresentare un ostacolo al mantenimento della nostra motivazione ad alti livelli. Chiaramente e oggettivamente la differenza c'è, ma spesso non è così grande; inoltre possiamo scegliere di focalizzarci sul fatto che nonostante fossimo stanchi o avessimo poco tempo siamo comunque riusciti a fare parte dell'allenamento piuttosto che saltarlo in toto o rimproverarci.

♦ Accetta le giornate no

Gli imprevisti esistono, accettatelo. Nessuno è motivato al 100% ogni giorno. Quando avvengono imprevisti o semplicemente vi sentite che non è giornata, non rimane altro che dedicarvi del tempo per voi stessi. Il rischio è quello di prendersi troppo sul serio e iniziare a processarsi e dirsi quanto cattivi e inadatti siamo: fermate sul nascere queste voci e non permettetevi di demolire la vostra autostima. Quanto più velocemente accetterete le “giornate no” tanto più velocemente passeranno e potrete ritornare a ricercare il vostro benessere fisico con la motivazione di prima e con la vostra autostima intatta, se non aumentata. Personalmente ritengo che saltare un allenamento o sgarrare la dieta e poi riprendere con regolarità è un segno di grande forza mentale e di motivazione, di fronte ai normali imprevisti della vita. Una delle chiavi della motivazione è proprio la serena accettazione delle difficoltà.

♦ Non avere paura di cambiare approccio

Durante il percorso verso il nostro obiettivo può succedere che si senta la necessità di cambiare approccio. Può essere che tu stia seguendo il tuo programma alla lettera ma che non ti dia né soddisfazione né divertimento; in tal caso non avere paura di sperimentare. Cambiare approccio per cercarne uno più stimolante e divertente non significa fallire, anzi, nella maggior parte dei casi significa proprio il contrario. Alcuni esempi di nuovi approcci sono: intervallare uno sport con un altro (corsa con spinning, nuoto con step, ...), cambiare palestra o giro, oppure semplicemente giorni della settimana o metodologia di allenamento.

♦ Tieni a mente il tuo obiettivo iniziale

Se senti che la tua motivazione sta scendendo cerca di richiamare alla memoria i perché iniziali del tuo obiettivo. Se il tuo obiettivo era allineato con i tuoi valori ed era posto nel giusto modo vedrai che riuscirai facilmente a tralasciare i problemi e le difficoltà del momento e a concentrarti sul vero obiettivo.





La motivazione: un segreto avvolte sottovalutato

Quante volte ci imbattiamo in un progetto, desideriamo qualcosa, ci prefissiamo un obiettivo, m a ad un certo punto ci troviamo bloccate per strada? Non per questo bisogna demordere, ma piuttosto bisogna ritrovare ciò che nelle prime fasi faceva apparire l'obiettivo vicino a noi: insomma, di qualunque cosa si tratti, c'è sempre un motivo dietro ogni scelta o decisione, ma cos'è allora che è venuto a mancare? Parliamo di lei, la motivazione.
Possiamo affermare, in maniera chiara ed esaustiva, che la motivazione è l'espressione di dinamiche che inducono un individuo ad una determinata azione. Un aspetto diventa subito evidente: la motivazione è un'astrazione, quindi un processo rilevabile solo indirettamente, e a consentirne l'osservazione è la valutazione del comportamento ad essa legato.
Il rapporto che ognuno di noi ha con una qualsiasi attività è fortemente influenzato dalla componente motivazionale. Ogni volta che decidiamo di intraprendere un'attività, così come quando decidiamo di interromperla, abbiamo sempre un motivo, che può essere più o meno conscio e che alimenta il nostro comportamento. Appare dunque evidente come la motivazione sia un fattore squisitamente psicologico, che ha una forte relazione sia con il riuscire a svolgere con continuità un'attività, sia con la probabilità che lo svolgerla ci porti dei benefici tangibili e non diventi, invece, un'inutile occupazione giornaliera di quelle che accrescono un corrosivo senso di insoddisfazione.
Analizziamola dal punto di vista psicologico. Si individuano 2 aspetti fondamentali riguardo la motivazione, ciascuno specificato in 3 punti:

1. La motivazione alla riuscita:
  • la forza dell'orientamento individuale al successo;
  • la probabilità percepita di avere successo;
  • il valore incentivante del successo.
2. La motivazione ad evitare l'insuccesso:
  • la forza dell'orientamento individuale a evitare o ritardare l'entrata in compiti di riuscita;
  • la probabilità percepita d'insuccesso;
  • il significato attribuito all'insuccesso.

Facciamo un esempio pratico. La riuscita personale in un'attività fisica o sportiva così come la continuità nella pratica sono influenzate da questi 2 aspetti.
Per cui siamo motivati a praticare uno sport:
1. se pensiamo che con l'esercizio i benefici diventeranno per noi utili e importanti;
2. se crediamo fortemente che la riuscita nel raggiungere gli obiettivi prefissati dipenda da noi e non da fattori esterni che non possiamo controllare;
3. se i benefici che ci siamo proposti di ottenere risultano essere ai nostri occhi particolarmente importanti e degni del nostro impegno e del nostro tempo, quindi se i benefici sono superiori ai costi ("Quanta fatica mi è richiesta?" e "Quanto mi interessa raggiungere quel risultato?").
Siamo demotivati quando:
1. abbiamo timore di impegnarci in un compito che può sviluppare effetti positivi così come un fallimento;
2. pensiamo che la probabilità di fallire nel compito prefisso sia alta;
3. viviamo in maniera spiacevole l'insuccesso, sopportandone a fatica le conseguenze emotive.

A questo punto verrebbe da chiedersi: "Quante volte mi sono sentito in grado di poter raggiungere un qualunque obiettivo con l'impegno necessario, e quante volte è prevalsa la paura di fallire e di essere giudicato?" Nel caso ci siamo sentiti spesso nella seconda condizione è utile tenere presente che - nello Sport come nella vita - "non provare" e "non mettersi in gioco" per paura di fallire, alimenta un circolo vizioso per cui non si fa nulla proprio per evitare di sbagliare e così facendo aumenta la percezione che abbiamo di essere incapaci e di essere considerati dagli altri come persone di scarso valore.
Sport, Motivazione nella Vita
Interrompere questo cerchio è possibile e può sembrare estremamente semplice o al contrario impossibile. La soluzione è iniziare a fare, mettendo in conto che non riuscire è una possibilità ma non l'unica.
Accettando varie sfide che hanno portato successi ed insuccessi, si riesce nel tempo a sentirsi una persona migliore, più capace e maggiormente in grado di far fronte agli imprevisti della vita. Per fare un paragone diretto, lo sport può essere veramente considerato una palestra di vita. E noi abbiamo la stessa voglia di affrontare la vita?